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Neutralità

Neutralità non significa voltarsi dall’altra parte di fronte alle ingiustizie, bensì impegnarsi attivamente per il rispetto dei diritti umani e del diritto internazionale. La neutralità militare della Svizzera deve essere intesa come strumento per una politica di sicurezza e pace. Siccome la Confederazione non partecipa militarmente ai conflitti , può assumere un ruolo credibile e di maggior peso nella costruzione della pace internazionale

In Svizzera, la neutralità è una vacca sacra: di fronte all’opinione pubblica mondiale, la Confederazione esibisce la sua vocazione a una politica di pace e di impegno umanitario. Lontano dai riflettori, consente tuttavia il perpetuarsi di sporchi rapporti d’affari. Di conseguenza, la neutralità della Svizzera è decisamente caduta in discredito. Troppo spesso è diventata sinonimo di opportunismo, egoismo e indifferenza. Eppure la neutralità potrebbe fungere da importante strumento per una politica di sicurezza e pace. Per il GSse è chiaro: serve un ripensamento per far sì che la neutralità rimanga un elemento importante della politica di sicurezza e della politica estera del Paese.

Le Convenzioni dell’Aia del 1907 definiscono i diritti e gli obblighi di uno Stato neutro. Il diritto della neutralità si basa quindi sulle realtà del XIX secolo, un’epoca in cui le guerre erano ancora considerate un mezzo legittimo della politica. Questa neutralità non è stata una libera scelta della Svizzera bensì imposta dalle grandi potenze al Congresso di Vienna, quando l’Austria voleva servirsi della Confederazione come zona cuscinetto verso la Francia. Oggi la Svizzera è attorniata da un’Europa unita che si basa su un ordine mondiale fondato su regole nelle quali le guerre violano di principio il diritto internazionale pubblico. I tempi cambiano e rendono la neutralità un costante oggetto di negoziazione politica.

Per il GSse è chiaro: in futuro, la Svizzera deve optare per una neutralità più attiva. Ciò significa non voltarsi dall’altra parte di fronte alle ingiustizie e impegnarsi costantemente per il diritto internazionale pubblico e i diritti umani. Se in caso di evidenti violazioni del diritto internazionale pubblico la Svizzera rinuncia ad agire, non difende la pace bensì veicola il messaggio che le regole negoziate tra i vari Paesi non contano nulla e in ultima istanza che le violazioni non hanno alcuna conseguenza. È quindi legittimo che la Confederazione, come Stato neutro, applichi sanzioni se una parte in guerra viola basilari principi del diritto internazionale pubblico. Tali sanzioni dovrebbero mirare in primo luogo a indebolire l’apparato di potere degli Stati autoritari. È tuttavia essenziale un accompagnamento umanitario per ammortizzare le ripercussioni delle sanzioni sulla popolazione civile. Va altresì tenuto presente che la neutralità deve preesistere allo scoppio di una guerra. Chi è disposto a fare affari con chiunque non è neutrale, bensì finanzia nel peggiore dei casi autocrati come Putin e le loro brame di riarmo.

L’elemento centrale della neutralità è la neutralità armata, in base alle Convenzioni dell’Aia. Esse definiscono la neutralità, nel senso che gli Stati neutrali non possono aderire ad alleanze militari e devono rinunciare ad esercitare violenza verso l’esterno. Questo elemento essenziale va inteso come strumento centrale della politica di sicurezza e pace. In tal modo, la Svizzera può assumere un ruolo rilevante nella promozione internazionale della pace. In quanto Stato neutrale con una tradizione umanitaria la Confederazione si presta come luogo di negoziazione di compromessi e soluzioni dei conflitti. È d’altra parte evidente che la pace e la sicurezza non sono raggiungibili in solitaria da parte elvetica e sulla base di una concezione isolazionistica della neutralità. Occorre invece rafforzare organizzazioni come le Nazioni Unite e consolidare il diritto internazionale pubblico esteso a tutte le nazioni. Oltre a ciò, per un futuro di pace è necessaria una nuova architettura della sicurezza basata sul multilateralismo, anziché su alleanze di guerra e aggressività militare: per questo la Confederazione dovrebbe impegnarsi sul piano europeo e internazionale. In questo contesto il concetto di neutralità armata è illusorio, poiché solo le grandi potenze dispongono oggi di un armamento efficiente per l’autodifesa. La Confederazione da tempo non dispone più dei mezzi necessari. Deve quindi poter contare su un’architettura della sicurezza stabile e transfrontaliera in cui sia mantenuta la pace. Da questa prospettiva, l’esercito in un piccolo Paese neutrale appare piuttosto superfluo.

Il GSse s’impegna per:

  • Una politica di neutralità attiva che promuove i diritti umani ed internazionali.
  • L’impegno della Svizzera per una nuova architettura di sicurezza basata su un multilateralismo forte e sulla cooperazione internazionale.
  • Una neutralità militare coerente come presupposto per l’impegno della Confederazione per una politica di pace.
  • Un superamento del mito della neutralità armata.

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