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Disarmo
Le spese a livello mondiale per gli armamenti sono da anni in costante aumento, a solo beneficio dell’industria degli armamenti. Chiunque voglia la pace, deve impegnarsi per un disarmo coerente, per una regolamentazione rigorosa del commercio delle armi con l’obiettivo a lungo termine di un mondo senz’armi. Trasformiamo le spade in aratri!
In Svizzera vige il regime della neutralità armata. Sotto molti punti di vista, si tratta di una farsa. Un Paese che si definisce neutrale e pacifico non dovrebbe necessitare di armamenti. Inoltre, uno Stato armato solo per la propria difesa non dovrebbe contribuire al riarmo di altri Paesi tramite esportazioni da parte della propria industria degli armamenti. Il mantenimento e la creazione della pace funzionano a lungo termine solamente se l’esistenza e l’impiego di armi e materiali d’armamento è vietata ovunque nel mondo.
Esercito
In Svizzera, le spese per l’esercito e la difesa sono in tendenziale calo dal 1989 e ciò è un bene. A questa tendenza ha contribuito anche il GSse, in particolare con la sua prima iniziativa per l’abolizione del servizio militare. Attualmente però sul piano nazionale e internazionale si punta di nuovo al riarmo. Secondo i calcoli dell’Istituto di ricerca SIPRI, nel 2021 le spese globali per gli armamenti hanno toccato un nuovo record con un investimento globale di due bilioni di dollari nelle forze armate. Gli USA hanno stanziato 801 Mrd. di dollari per il proprio esercito. Anche altri Stati come la Cina e la Russia devolvono miliardi per il potenziamento degli armamenti. La Russia nel 2021 ha destinato all’esercito circa il 4% del PIL. Se si considera che le armi e le forze armate di Stati Uniti e Russia vengono impiegate da anni attivamente in guerre, la rivendicazione del disarmo per la pace appare del tutto attuale. Ancora più assurdo appare pertanto il riarmo in Svizzera: con 140’000 persone in servizio attivo viene mantenuto un esercito che fino al 2030 costerà dai 5 ai 9 Mrd. di franchi (esclusi costi esternalizzati, es. IPG). Pro capite, si tratta di uno dei più grandi e costosi eserciti del mondo.

L’aumento delle uscite a 9 Mrd. di CHF l’anno è stato deciso dal Parlamento nel 2022. Entro il 2030, rispettivamente il 2035, si prevede di incrementare il budget per la ‘difesa’ a 1% del PIL. È evidente che pur dotato di questi mezzi l’esercito non acquisisce valore aggiunto per il raggiungimento della pace. I pochi ambiti d’attività dell’esercito che comportano effettivamente un plusvalore in termini di sicurezza, come la ciberdifesa e la protezione in caso di catastrofi, costano una frazione delle uscite complessive e potrebbero facilmente essere integrati in altre strutture. Nell’ambito dell’esercito è semplicemente impossibile realizzare strutture durevoli per la pace. La riduzione planetaria delle spese per la difesa attiva e l’abolizione a lungo termine di tutti gli eserciti resta quindi il miglior contributo per l’obiettivo a lungo termine di una pace positiva. Ciò implica esplicitamente anche l’assenza di violenza strutturale e personale in tutti gli ambiti della vita.
L’industria degli armamenti
La Svizzera è sede di un’importante industria degli armamenti orientata all’esportazione. Qui trova condizioni favorevoli anche grazie alla potente lobby attiva a Berna. Anche se la stessa industria si lamenta per quelle che definisce delle ‘svantaggiose condizioni quadro’, le cifre relative alla produzione e all’esportazione si mantengono a livelli perversamente alti. L’industria degli armamenti consegue i suoi guadagni sulla sofferenza delle popolazioni in altri Paesi mentre le cifre sulle esportazioni hanno raggiunto nel 2022 un massimo storico. Più del 40% delle esportazioni sono destinate a Paesi che calpestano i diritti umani o che sono coinvolti in conflitti armati.
Per il GSse è chiaro che l’industria degli armamenti trae vantaggio dal moltiplicarsi delle guerre. I conflitti armati necessitano di un’industria degli armamenti efficiente e viceversa. È un affare con la morte: più gente muore, maggiore è il rendimento azionario delle imprese degli armamenti a beneficio della dirigenza e di chi possiede azioni. Tutte le altre persone ne subiscono le conseguenze e intere popolazioni soffrono per decenni a causa dei conflitti armati e del riarmo. Per porre fina a questo falso incentivo va implementata una rigorosa regolamentazione con l’obiettivo a medio termine di convertire le imprese degli armamenti in vista di un mondo senza armi. La pace può essere creata solamente da coloro che non ne traggono profitto dalla guerra.
Il GSse s’impegna per:
- Un divieto assoluto di finanziare materiale bellico e d’esportazione d’armi.
- Un divieto di produrre armi e una regolamentazione rigorosa del commercio d’armi con l’obiettivo a lungo termine di creare un mondo senz’armi.
- L’abolizione dell’esercito (vedi capitolo sull’esercito).
- Risorse finanziarie per creare una struttura sociale non violenta e per una pace a lungo termine.

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